Il nostro fondatore e “Presidentissimo” Felice Baratelli, che aveva militato nei granatieri, nato nel 1908, incontrando l’amico fraterno Giordano Monti, di un anno più giovane, essendo nato quest’ultimo nel 1909, pensò di omaggiarlo con un particolare presente, la “stecca” appunto. Ed insieme pensarono di fondare una Associazione che riunisse i coscritti di Como e dintorni al compimento del cinquantesimo anno. I coetanei della classe precedente, diventata “anziana”, passano alla successiva classe “la stecca”, che sarà testimonianza dell’investitura. E il primo “passaggio” della stecca quindi avvenne in questa occasione conviviale del 1959 (considerato perciò anno di fondazione della nostra Associazione).
Da quell’anno è iniziata la lunga storia di solidarietà e amicizia che ha accompagnato la Stecca e tutte le Classi associate fino allo scorso Sessantesimo, anno in cui è stata conferita alla nostra Associazione la massima onoreficenza cittadina, l’Abbondino d’oro.
Si legge nella motivazione scritta dalla Presidente del Consiglio Comunale Anna Veronelli
“Amore verso il prossimo, come disposizione d’animo e come sforzo operoso di un individuo o anche di gruppi sociali a promuovere la felicità e il benessere degli altri”: così si definisce la filantropia. Così potrei sintetizzare, dopo 60 anni di vita, il senso dell’operato della Stecca di Como.
Per raccontare la storia della Stecca servirebbe un libro intero. Lo ha difatti appena scritto, con felicissima penna, la brava Maria Grazia Gispi. Eloquente il titolo “La città del bene. Sessant’anni di Stecca a Como”: verrà presentato il prossimo 7 dicembre nella sede dell’Associazione, distribuito in edicola e, com’è naturale trattandosi della Stecca, saranno devoluti in beneficenza i proventi delle vendite. Attraverso la bella storia della Stecca si legge la storia di una comunità intera ed è per questo che vi consiglio di gustarvene la lettura (che ho potuto assaporare nelle bozze, privilegio di chi presenta gli Abbondini).
A me oggi il grato anche se non facile compito di riassumere questi intensi 60 anni in pochi minuti, con l’aiuto anche di qualche numero.
Il primo numero: 1959. A dimostrazione di quanto il cibo, come ben sanno i cuochi in sala oggi, sia spesso occasione di convivialità generativa, tutto nacque ufficialmente in occasione di una cena, organizzata da Felice Baratelli, classe 1909, per festeggiare i suoi 50 anni ed estesa a tutti i coetanei.
Colpisce da subito lo spirito solidaristico del gruppo: si era deciso infatti che tutti avrebbero potuto partecipare, perché chi ne aveva i mezzi avrebbe pagato il conto per chi tirava la cinghia.
Sono passati 60 anni da quella prima cena, nel 1974 hanno fatto ingresso nella Stecca anche le signore (Rose d’oro e di titanio aggiungerei come Liliana Ratti, la prima, Silvia Baratelli o Mary Boggia l’ultima). Innumerevoli sono state le occasioni di svago, culturali, di ritrovo: accomunate dal piacere di stare insieme ma anche di fare concretamente qualcosa per la città.
Sono 12 i luoghi nei quali è tangibile la presenza di interventi munifici: il giardino delle rose o il Museo Casartelli, la vetrata in Duomo e la sua sacrestia, la Pinacoteca o i giardini di via Vittorio Emanuele, ma anche Villa del Grumello dove solo due settimane fa è stato collocato un defibrillatore donato dalla classe 1966).
Sono 39 le realtà che dal 1980 hanno ricevuto il “premio Stecca città di Como”: molte tra queste hanno successivamente ricevuto anche l’Abbondino d’oro, a segnare una comune ammirazione per chi ha giovato profondamente a Como. Basti citare Don Aldo Fortunato e la sua Arca, Luisella Anzani e la UILDM o i coniugi Zanchini e la Nostra Famiglia e infine Marco Mazzone e il Banco di Solidarietà.
Sono ben 4 i milioni raccolti dalle classi e donati a beneficio della nostra comunità.
4 milioni devoluti a sostegno dei più fragili, dei più piccoli, ma anche delle nostre opere monumentali e artistiche, della loro bellezza talvolta misconosciuta o trascurata.
Da decenni, compiuti 50 anni, si condivide nelle classi il piacere di ritrovarsi, allegramente e seriamente, e di promuovere, anno dopo anno e senza clamore, il benessere e la felicità di una città intera.
Antidoto alla solitudine, ma anche volano di condivisione e altruismo: mi pare questo il valore aggiunto della Stecca. Per citare la Rosissima Liliana Ratti: “Il nostro dovere non si ferma nel raccogliere e donare, sta nel fare in modo che la Stecca sia un’isola felice, dove ancora convivono gentilezza, rispetto, il piacere di stare insieme, l’ascolto”. Gentilezza, rispetto, piacere di stare insieme, ascolto: che straordinario e non quantificabile capitale in questo stile, in questi valori. Un esempio da seguire in ogni contesto cittadino.
Come ebbe a dire il nostro Vescovo, Mons. Maggiolini “La Stecca è ora qualcosa di indispensabile per la vita della città che vuole essere non un insieme di case e di strade, ma una comunità di cuori e di anime”.
Il bene per il bene è il loro motto, il bene fine a se stesso, senza compiacimento, tornaconto, interesse. Il bene fatto insieme, il bene fatto bene aggiungo io: dal 1959 una generosità laboriosa e discreta contraddistingue l’impegno della Stecca, che ha scritto certamente un pezzo speciale della storia di Como e ha contribuito a costruire una comunità solidale e una città migliore e più bella.
Per questo alla Stecca va l’ammirata riconoscenza della città: sono state significativamente oltre venti le associazioni che l’hanno candidata all’Abbondino. Facendoci interpreti di questi sentimenti di gratitudine, per aver giovato a Como, con discrezione e contagioso entusiasmo la Commissione che rappresento ha unanimemente conferito questa civica benemerenza.”